«L’addio a Veneto City, in attesa dello stralcio del suo fantasma millimetrato dal Ptrc regionale, è una bella notizia, per svariati ordini di motivi». Così Erika Baldin, consigliera regionale veneta del Movimento 5 Stelle, sulla decadenza dell’accordo di programma che, con lo stop del Comune di Dolo, ha sancito la fine del mega progetto da 700mila metri quadrati e 1,7 milioni di metri cubi con negozi, uffici e showroom in Riviera del Brenta.
«Dopo dieci anni di malcelati sogni di gloria leghista – ribadisce la consigliera M5S – abbiamo evitato una ferita epocale nel cuore del Veneto. Siamo una delle regioni che più ha maltrattato il proprio territorio, anteponendo il binomio capannoni/profitto alla tutela del suolo e delle nostre ricchezze naturalistiche e culturali. Vederlo sorgere sarebbe stato uno scempio rivolto al passato, in netto contrasto con l’orientamento del M5S e della stessa Europa. Nel Recovery Plan infatti si punta forte sulla transizione verso un’economia sostenibile, legata al green deal, tutelando il territorio e il patrimonio paesaggistico e culturale. L’esatto opposto, rispetto alla cittadella di cemento e acciaio».
«Lo stop a Veneto City va nella direzione di un diverso approccio all’offerta commerciale – aggiunge la politica veneziana – che deve dare più respiro ai piccoli negozi di vicinato, a quelle attività lavorative che mantengono vivi i nostri quartieri e permettono a tutta una fascia di esercenti e di indotto di poter sopravvivere, senza farsi strangolare dalla grande distribuzione organizzata».
mercoledì 24 giugno 2020
AGGIORNAMENTO. Ecco qui sotto il rilievo delle mie dichiarazioni sui mass media, come puoi vedere anche nella pagina della rassegna stampa.