Venezia, 31 agosto 2023 – Dopo dieci anni, la sede distaccata del Tribunale potrebbe tornare a Chioggia. L’iter appare lungo e incerto, ma non impossibile: il prossimo martedì, infatti, l’aula del Consiglio regionale discuterà la proposta di legge statale avanzata dal vicepresidente leghista Nicola Finco, che mira a ricostituire i Tribunali di provincia e le Procure della Repubblica soppresse dal decreto legislativo 155/2012. Tra le possibilità contemplate, sia il ripristino delle vecchie circoscrizioni giudiziarie (Chioggia serviva anche Cavarzere e Cona), sia l’istituzione di nuovi circondari geograficamente omogenei, purché coprano una popolazione di almeno centomila persone: «Sarebbe assurdo -commenta Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle a palazzo Ferro Fini- se la norma venisse pensata solo per la Pedemontana bassanese e non coinvolgesse anche la sesta città del Veneto».
La consigliera fa riferimento anche a un disegno di legge giacente alla commissione Giustizia del Senato, promosso da più parti politiche, il quale ventila esplicitamente la nuova geografia giudiziaria che unirebbe Bassano del Grappa all’Alta Padovana e a parte della provincia di Treviso: «Lo scorso 11 agosto -prosegue Baldin- il presidente della Giunta regionale Luca Zaia si era pubblicamente espresso riguardo la “necessità” del ritorno del Tribunale a Bassano. Bene, perché allora non a Chioggia? Non è solo la sesta città del Veneto per numero di abitanti, ma altre sue peculiarità rendono, appunto, necessario il Tribunale in loco: l’ubicazione isolana e distante dal resto dell’area metropolitana, una popolazione fluttuante d’estate per via del turismo, l’essere oggetto di una Legge Speciale che ne postula gli interessi particolari».
Già nel 2012, del resto, il M5S si spese contro il decreto del governo Monti che tagliava i Tribunali nelle città non capoluogo: «Peraltro il limite dei centomila residenti varrebbe solo per sedi di nuovo conio, mentre non si applicherebbe al ripristino della “cittadella della giustizia” clodiense, con la medesima platea di un tempo o anche allargata. Auspico quindi -conclude Erika Baldin- che il presidente Zaia esprima anche per Chioggia lo stesso favore riservato alla potenziale riapertura pedemontana, vista anche la discussione a livello nazionale in tema di riordino.
Anzi, colgo l’occasione della proposta di legge statale che andrà votata dal Consiglio veneto per chiedere che sia proprio la Regione, come hanno fatto già altri territori, a promuovere l’indicazione di riaprire tutte le sedi chiuse dieci anni fa. Altrimenti, dopo i mancati rimborsi per le scorse mareggiate, lo stop all’erogazione di fondi per bloccare il cuneo salino nel Brenta, le politiche velleitarie in materia di Romea e ferrovia, sarebbe l’ennesima conferma che di Chioggia alla filiera di centrodestra non interessa niente, e anzi la considera una città di serie B, a Venezia come a Roma».