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Venezia, 25 ottobre 2023 – Una proposta di legge regionale per obbligare le Ulss a garantire la presenza di personale sanitario non obiettore di coscienza nei servizi dove viene praticata l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG): ad annunciarne il deposito, in occasione della presentazione in Consiglio regionale del volume “Il corpo mi appartiene – Donne e consultori a Nordest” della rivista Venetica, è la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in consiglio regionale e protagonista nell’attuale legislatura di una lunga battaglia per la difesa della legge 194 e per il diritto all’autodeterminazione della donna.

«Ho deciso di presentare un progetto di legge che va nella stessa direzione di quanto avevo già proposto in Commissione Sanità: le strutture sanitarie devono garantire sempre e comunque alle donne la possibilità di accedere al servizio di IVG, e i dirigenti devono essere valutati in rapporto al raggiungimento di questo obiettivo. Ho già ottenuto l’inserimento di questo parametro nelle pagelle dei direttori generali delle Ulss, ma ritengo sia necessario inserirlo in legge per renderlo strutturale. Inoltre propongo che gli venga attribuito il massimo peso in termini di punteggio», spiega Baldin.

Il progetto di legge annunciato oggi da Baldin prevede che in ogni momento, presso i servizi ostetrico-ginecologici delle strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, debba trovarsi in servizio una quota di sanitari non obiettori sufficiente ad assicurare l’espletamento delle procedure dell’Interruzione volontaria di gravidanza, per l’intera durata di ogni turno. Il Pdl, inoltre, prevede che il rispetto di quest’obbligo sia inserito tra i criteri di valutazione dei dirigenti competenti, attribuendovi il massimo peso in termini di punteggio.

«L’obiezione di coscienza è prevista dalla legge, riguarda la sfera delle convinzioni morali di ciascun professionista e non è assolutamente in discussione. Quello che sembra sia stato dimenticato, è che la legge 194 del 1978 tutela il diritto della donna all’interruzione volontaria di gravidanza, assegnando alle Regioni il compito di garantire che la procedura sia effettuata all’interno delle strutture pubbliche. Una condizione che, come ben sappiamo, non sempre si realizza», chiosa Baldin.

Il problema è arcinoto. «In Veneto, la percentuale di obiettori supera il 70 percento. Molto di più della media nazionale che, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, vale il 63,4% nel caso dei ginecologi, il 40,5% degli anestesisti e il 32,8% del personale non medico. Con percentuali così elevate, l’effetto è quello che in alcuni reparti ostetrico-ginecologici l’IVG non è sempre garantita perché manca il personale non obiettore: una situazione inaccettabile, che costringe le donne a spostarsi di struttura in struttura per poter ottenere l’interruzione volontaria di gravidanza», spiega Baldin.

«Siamo di fronte ad una costante, palese violazione del diritto della donna di accedere al servizio di interruzione volontaria di gravidanza nei casi previsti dalla legge. La stessa 194 prevede che il servizio sanitario regionale debba in ogni caso assicurare l’effettuazione degli interventi di IVG, eventualmente ricorrendo alla mobilità del personale», ricorda Baldin. «Non dovrebbero essere le donne a spostarsi, quindi. Semmai è l’organico dei servizi sanitari che dev’essere riorganizzato ricorrendo a trasferimenti del personale obiettore», conclude la consigliera.

erika baldin

The author erika baldin

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