Venezia, 12 dicembre 2023 – Secondo la Regione del Veneto, i valori dell’inquinante PFAS nel territorio di Chioggia e nei suoi bacini idrici rientra nelle misure consentite dalla norma. Lo ha comunicato, nell’aula del Consiglio regionale, l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, in risposta a un’interrogazione avanzata il 22 marzo scorso dalla capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Erika Baldin. L’atto ispettivo della consigliera chioggiotta faceva riferimento ad alcune notizie di stampa, secondo le quali alcuni dati diffusi nel Comune di Arco (Trento) erano in realtà stati acquisiti durante un campionamento effettuato da ARPAV nei pressi di Chioggia.
«Si è trattato di un errore materiale -spiega Baldin- che ARPAV ha prontamente comunicato alla corrispondente Agenzia trentina, correggendo il rapporto di prova inviato inizialmente. Quanto alla presenza di PFAS nelle acque circostanti Chioggia, la Regione ha smentito che essa sia significativamente superiore a quella di altri territori veneti, estranei alla zona più contaminata, ovvero il Vicentino, la Bassa Padovana e l’Alto Polesine. Pertanto non sono state adottate misure specifiche per quanto concerne i luoghi di rilevazione a Chioggia, ubicati a valle della confluenza tra il Brenta, il Bacchiglione e il Gorzone, oltre che nei pressi dell’idrovora di Ca’ Bianca e lungo il canale delle Trezze».
Il sito di ARPAV riporta infatti i rilievi eseguiti dal 2018 al mese di agosto 2023, inerenti a tutti i corpi idrici di pianura. Secondo l’esponente del M5S, «occorre comunque tenere alta l’attenzione, poiché anche dal processo in corso nei confronti dell’impresa Miteni è emerso negli scorsi giorni come siano state circa 3800 le vittime nei Comuni contaminati, in quarant’anni di attività aziendale. E anche dove gli effetti non sono mortali, non sfugge che i depositi del PFAS nei fondali sono pesanti e arrivano al mare, inquinando la fauna ittica e i terreni coltivati circostanti, che vengono irrigati con le acque di fiumi e canali. Non c’è quindi solo la prioritaria questione legata alla salute -conclude Erika Baldin- e alla potabilità dell’acqua, ma anche i pregiudizi arrecati alla pesca e all’agricoltura. Per questi motivi, nonostante la situazione sia monitorata e in costante aggiornamento, urge non abbassare la guardia delle competenti autorità regionali affinché il PFAS non raggiunga gli alimenti».