Venezia, 18 settembre 2024 – Una classifica che non fa piacere. Mentre gli altri capoluoghi veneti rallentano la crescita della criminalità, Venezia va in controtendenza e fa eccezione: i dati, pubblicati dal Sole24Ore, la situano al nono posto nazionale complessivo per denunce, con picchi relativi ai furti con destrezza.
«Non si tratta solo di questo -nota Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale- perché la città è quattordicesima per sfruttamento della prostituzione, quindicesima per violenza sessuale, decima per furti negli esercizi commerciali e quindicesima per quelli nelle abitazioni.
Inoltre, tredicesima per rapine e truffe informatiche, nona anche per contraffazione di prodotti industriali. Insomma, vivere nella città storica e nella terraferma diventa sempre meno sicuro. E non si può dare la “colpa” a quel turismo di massa che pure viene cercato e incentivato».
Secondo la consigliera, quota parte delle responsabilità sta in capo all’amministrazione comunale di Luigi Brugnaro: «Trascurando palesemente Venezia, come il sindaco ogni giorno si vanta di fare, non ha portato nemmeno in minima parte al benessere di Mestre e Marghera.
Assistiamo continuamente -continua Baldin- a fatti di cronaca che vanno in questo senso: spaccio, risse, accoltellamenti, bivacchi, eccessi alcoolici, azioni sconsiderate contro le persone e il patrimonio.
In terraferma il problema è stato solo spostato da via Piave ad altre zone (via Dante, via Cappuccina, i nuovi alberghi, Marghera), mentre nei sestieri che un tempo erano a prova di delinquente oggi c’è paura ad uscire di casa la sera. Prova ne siano i recenti cortei e lenzuolate di protesta, da un lato e dall’altro del ponte. Questa Giunta ha fallito su tutta la linea, deve andarsene il prima possibile».
La ricetta dell’esponente del M5S, già espressa attraverso atti conseguenti in Consiglio regionale, passa dal concetto di rigenerazione urbana, vivere in luoghi più abitabili e con servizi efficaci: «Non può esserci solo la doverosa risposta di ordine pubblico -conclude Erika Baldin- bensì servono politiche sociali degne di questo nome.
Potenziare i due Ser.D. di personale e di risorse (allo scopo ho di nuovo presentato un’interrogazione rivolta alla Giunta veneta), attribuire deleghe e poteri alle Municipalità, dotare la zona della stazione di Mestre di operatrici e operatori di strada con attività costruite assieme alle persone tossicodipendenti: sono solo alcune delle cose che è possibile fare per prevenire questo stato di cose, anziché piangerne le conseguenze».