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BRUGNARO HA MENTITO RIGUARDO IL SUO “BLIND TRUST”. DOPO REPORT, URGE UNA SEDUTA AD HOC DEL CONSIGLIO COMUNALE DI VENEZIA PER SPIEGARE LA VERITÀ

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Venezia, 2 dicembre 2024 – «Nel 2015 Luigi Brugnaro si era candidato a sindaco di Venezia sostenendo, come Berlusconi, che avrebbe affidato le proprie imprese a un blind trust, ovvero una gestione del tutto distaccata dalla sua persona e ad insaputa dei suoi stessi collaboratori. La trasmissione di Report andata in onda domenica si incarica di mostrare che le cose non sono andate così, e che il sindaco metropolitano ha mentito alla cittadinanza».
Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, commenta le rivelazioni che il programma televisivo di Rai Tre ha divulgato in merito all’inchiesta Palude: «Nel filmato compaiono referenti di Umana al lavoro in un ufficio decentrato di viale Ancona a Mestre, non segnalato né pubblicamente noto, con tende oscuranti verso l’esterno. Dovrebbe essere la sede del famoso blind trust, che di cieco non ha proprio niente: difficile pensare che la loro amministrazione avvenga all’insaputa del disponente».

La consigliera spera che la magistratura inquirente utilizzi anche le riprese di Report per indagare verso l’effettivo rispetto della legalità: «Brugnaro -prosegue Baldin- può anche non presentarsi davanti alla magistratura, e non rilasciare dichiarazioni ai media, come si è visto in tv. Anche se c’è da discutere dell’opportunità di farlo, per il sindaco di una grande città. Non può però sottrarsi all’opinione pubblica».
Pertanto, secondo l’esponente del M5S, «anche se non l’ha fatto prima, pur avendo mille occasioni, occorre chiedere urgentemente la convocazione di una seduta ad hoc del Consiglio comunale di Venezia, diventata ancora più pressante dopo la trasmissione televisiva. Brugnaro ha il dovere di riferire alla cittadinanza, perché è impensabile che essa apprenda ciò che lo coinvolge da una benemerita trasmissione della tv pubblica nazionale, anziché dalle sue stesse parole. La smetta quindi di tergiversare e di girarci attorno, si prenda la responsabilità di governare la città almeno in quest’ultimo anno da sindaco».

In attesa dei riscontri processuali, comunque, il giudizio politico non manca: «Il problema sta a monte -conclude Erika Baldin- ovvero nell’accesso alle cariche pubbliche da parte di chi vanta macroscopici conflitti d’interesse tra i propri affari personali, frutto di giganteschi patrimoni, e la corretta amministrazione della cosa pubblica. In assenza di leggi rigorose e aggiornate, la politica lasciata in mano ai milionari porta inevitabilmente a questo. E meno male che c’è Report a mettere in luce le magagne del corto circuito tra politica e impresa, lo ringrazio per queste inchieste che ormai è rimasto il solo a portare avanti».

erika baldin

The author erika baldin

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