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ACQUA PUBBLICA, IL 42% NON ARRIVA AI RUBINETTI VENETI. CHIEDO ALLA REGIONE COME INTENDE GARANTIRE L’EFFICIENZA DELLE TUBATURE E SMANTELLARE ALLACCI ABUSIVI

Venezia, 11 settembre 2024 – Della quantità di acqua pubblica immessa in circolo dalle chiuse che servono il Veneto, ne va dispersa poco meno della metà prima di giungere ai rubinetti delle utenze. La situazione allarmante è stata rilevata tra la primavera e l’estate di quest’anno dal centro studi della CGIA di Mestre, il quale certifica che nel territorio regionale ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per usi civili ne arrivano all’utente solo 57.8, mentre gli altri 42.2 vanno dispersi lungo le tubature o diventano preda di allacciamenti abusivi.

A tale proposito, la capogruppo del MoVimento 5 Stelle a palazzo Ferro Fini, Erika Baldin, ha depositato un’interrogazione a risposta scritta, diretta alla giunta Zaia, per chiedere come intende intervenire al fine di contrastare il fenomeno: «Data la scarsità della risorsa, acuita dal cambiamento climatico e dalla siccità -esordisce la consigliera- la Regione dovrebbe preoccuparsi di garantire la piena efficienza delle tubature, smantellandone anche gli accessi non autorizzati».

La dispersione di acque potabili rappresenta infatti un ingente spreco ambientale, oltre che gravare nelle bollette della cittadinanza: «La situazione è particolarmente grave nelle montagne bellunesi-osserva Baldin- là dove essa raggiunge il 64.2%. Vuol dire che, a fronte di 678 litri d’acqua quotidianamente immessi per ogni abitante, 435 non arrivano al rubinetto. È peraltro la zona dove meno sono mancati episodi di dissesto idrogeologico, come frane, alluvioni, precipitazioni estreme, che testimoniano dell’importanza assoluta di preservare integralmente i bacini idrici».

Se è vero che l’acqua pubblica costituisce un diritto universale dell’umanità secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani, e la stessa ONU è intervenuta nel 2010 emanando una risoluzione che esplicita il carattere universale e fondamentale del diritto all’acqua, anche la popolazione italiana si era espressa un anno più tardi attraverso il referendum: «Abbiamo votato a stragrande maggioranza, cioè il 95.3% in Veneto e il 95.8% in Italia -ricorda l’esponente del M5S- per ribadire il carattere pubblico dell’erogazione idrica, a patto che però sia efficiente e funzionale alle esigenze umane».

Per far fronte alle criticità della rete veneta servirà un intervento nel bilancio: «Chiedo infatti alla Giunta -conclude Erika Baldin- di stanziare i fondi adeguati a garantire gli impegni previsti dalla legge regionale 17 del 2012, la quale prevede la Regione sostiene le aree caratterizzate da bassa densità abitativa ed elevati costi di servizio, allo scopo di favorire con il proprio contributo la realizzazione di strutture ed infrastrutture di approvvigionamento e accumulo di acqua».

erika baldin: