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Comunicati stampa

ALBANY LASCIA MIRANO PER COMO, COSTRINGENDO 37 DIPENDENTI ALLA SCELTA SE TRASFERIRSI O ESSERE LICENZIATI. LA REGIONE INCENTIVI LA PERMANENZA IN VENETO

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Venezia, 20 febbraio 2025 – Fioccano le crisi aziendali in Veneto, e non sono esenti i territori del Miranese. Oltre al caso TSD, il cui personale avanza la riscossione di stipendi arretrati e tredicesimi, piomba nelle cronache il trasferimento della Albany International di Ballò, che il 1° aprile chiuderà i battenti e sposterà la produzione di feltri a Merone, nel Comasco: «A trentasette dipendenti -ricorda Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale- viene intimato un drammatico aut aut: trasferirsi in Lombardia, sradicando anche la propria famiglia con analoghe implicazioni occupazionali, oppure subire un licenziamento del tutto imprevisto e stretto giro. Come ha fatto notare anche il sindacato FILTECM-CGIL, ciò è inaccettabile».

In merito alla questione, la consigliera ha depositato un’interrogazione alla Giunta veneta: «Chiedo di conoscere -spiega Baldin- quali incentivi o disincentivi, anche fiscali, può fornire la Regione del Veneto al fine di trattenere la produzione di Albany nello stabilimento miranese, e con essa la permanenza in loco delle attuali maestranze ivi ubicate. Penso ad esempio a riduzioni dell’IRAP se l’azienda rimane, o in caso contrario alla sospensione di contributi erogati se le imprese poi delocalizzano, abbandonando le sedi venete. Occorrono le opportune garanzie di permanenza, quando vengono sottoscritti accordi per investimenti nel territorio regionale, a vantaggio del personale che qui risiede».

Mercoledì la prima riunione allestita a Venezia dall’Unità di Crisi di palazzo Balbi, con i rappresentanti dell’azienda e delle sigle sindacali, è andata a vuoto: Albany ha infatti manifestato l’intenzione di tirare diritto. «Nella mia interrogazione -aggiunge l’esponente del M5S- chiedo alla Regione anche quali garanzie e azioni di welfare intende mettere in campo per quelle lavoratrici e dei lavoratori miranesi che non accetteranno di trasferirsi. Penso a politiche attive per la ricollocazione, massicci e convincenti incentivi all’esodo: iniziative del resto praticate in occasione di vertenze consimili.
Certo è che le persone, specie di 40-50 anni e più, non possono vedere cambiata la propria esistenza in poche ore per mano altrui, e influire in termini così impattanti nei confronti dei coniugi, dei figli e dell’intero sistema di relazioni che hanno costruito», conclude Erika Baldin.

erika baldin

The author erika baldin

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