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AUTONOMIA, SE IN PARLAMENTO LA MAGGIORANZA NON DIALOGA CI SARÀ UN NUOVO REFERENDUM. ORA SOTTO CON GLI IMPORTANTI QUESITI IN TEMA DI CITTADINANZA E LAVORO

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Venezia, 21 gennaio 2025 – «La decisione della Corte Costituzionale di non ammettere il referendum avverso la legge che istituisce l’autonomia differenziata è un esito in qualche modo scontato, che tuttavia non vanifica la battaglia intrapresa e riapre la discussione parlamentare per migliorarne i caratteri». Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale del Veneto, non mostra sorpresa per la sentenza: «Il referendum avrebbe abrogato un testo che ormai non esiste più, demolito dalla Consulta il 14 novembre scorso e in attesa di revisione alle Camere. Pertanto era logico non chiamare le italiane e gli italiani a votare sì o no alla legge Calderoli, anzi si aprono spazi nuovi».

Il riesame al quale il dettato sarà sottoposto, infatti, obbliga la maggioranza a rivedere le proprie scelte: «Apprezzo le parole odierne del presidente Zaia, quando fa riferimento al dialogo costruttivo con le opposizioni -commenta la consigliera- ma voglio vedere i fatti. Se dal Parlamento uscirà una nuova riforma parimenti invotabile, sarà possibile raccogliere di nuovo le firme e invocare la risposta della cittadinanza». Del resto, secondo Baldin, «quella che si andava profilando era una scatola vuota: «Istituire l’autonomia differenziata senza rendere strutturali i trasferimenti di spesa e la potestà impositiva, né definire le materie con esclusività, accentua le già presenti diseguaglianze (insite nel concetto di differenziazione) ed è solo una bandierina per la Lega. Quindi una presa in giro a quanti e quante avevano votato il referendum consultivo regionale nel 2017».

L’esponente del M5S ricorda che comunque la Corte ha ammesso alla consultazione referendaria non pochi quesiti di grande importanza: «Sono soddisfatta -conclude Erika Baldin- perché nella prossima primavera la popolazione italiana si esprimerà riguardo il dimezzamento dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana, da dieci a cinque anni di residenza per le persone straniere maggiorenni. Non solo, sono stati approvati anche i referendum relativi all’abrogazione del Jobs Act, là dove consente contratti a tutele crescenti, disciplina licenziamenti e indennizzi, proroga all’infinito i contratti temporanei di lavoro subordinato e regola gli infortuni per il personale in appalto. Sono questioni che vale la pena di portare avanti, per le quali mi batto in prima persona e auspico vengano raggiunti i rispettivi quorum».

erika baldin: