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Baldin sulla questione rifiuti in mare

La consigliera regionale del M5S Erika Baldin torna ad occuparsi di gestione dei rifiuti. Dopo la proposta di legge a sua firma sugli incentivi a privati e soggetti pubblici per la gestione dei rifiuti sulle spiagge e sulle rive, presenta una mozione per impegnare la Regione ad intervenire per limitare la presenza di rifiuti in mare.

In che modo? Lo spiega la consigliera Baldin, partendo dalle motivazioni della sua mozione: “Bisogna riconoscere prima di tutto la gravità della situazione. Grandi quantità di rifiuti finiscono in mare, dove si disperdono nella colonna d’acqua, sul fondo, o si concentrano in zone di convergenza come “patch di immondizia o zuppa di plastica”. La componente principale di questi rifiuti è la plastica, i cui impatti sull’ambiente e la salute comprendono il rilascio di contaminanti tossici persistenti e bioaccumulabili, il rischio di intrappolamento e di ingestione da parte degli organismi marini, nonché la perdita di servizi ecosistemi. I conseguenti danni a livello economico, sia nel settore della pesca sia in quello del turismo, possono risultare notevoli.

Si stratta in molti casi di rifiuti derivanti da attività di pesca. Il Progetto GHOST (Commissione europea) ha analizzato il problema e sottolinea la necessità di organizzazione di punti di raccolta e sistemi incentivanti per incrementare il conferimento delle attrezzature dismesse da parte degli operatori della pesca. Chiede una collaborazione coi consorzi obbligatori nazionali già attivi sulla tematica del riciclo delle plastiche dal mare e appura l’esistenza sul mercato europeo e nazionale di soluzioni tecnologiche innovative di trattamento e riciclo della plastica che consentono di non destinare allo smaltimento in discarica ingenti quantità di materiali, facendoli rientrare in un ciclo virtuoso di risparmio delle materie prime mediante riciclo o generazione di combustibili innovativi.

Per questo chiediamo che la Giunta prenda atto delle valutazioni e delle istruzioni del Progetto GHOST, che si faccia una classificazione (CER) degli attrezzi da pesca da avviare a riciclo, lì introduzione di misure più adeguate per la gestione i rifiuti derivanti dalle attività di pesca e acquacoltura – rivedendo quindi i Piani di raccolta dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico -, e che si impegni ad intervenire, stanziando le risorse necessarie, per realizzare gli interventi di infrastrutturazione delle strutture portuali necessari a consentire il conferimento a terra delle attrezzature da pesca. Le risorse economiche possono essere attinte dal Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e le Pesca (FEAMP).”

erika baldin: