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BRACCIANTI INDIANI RESI SCHIAVI NEL TREVIGIANO, CHIEDO ALLA GIUNTA REGIONALE DI COSTITUIRSI PARTE CIVILE AL PROCESSO

Venezia, 6 luglio 2024 – «Sono sconvolta dalla notizia dei circa cinquanta braccianti indiani sfruttati nel Trevigiano in condizioni disumane di vita e di lavoro, e plaudo al loro coraggio di uscire finalmente allo scoperto, denunciando il caporale e l’imprenditore che li hanno resi in tali condizioni». Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, commenta così il caso portato alla luce nei giorni scorsi dalla FLAI CGIL, e si rivolge alla Giunta veneta per conoscere le sue intenzioni relative alla piaga del caporalato.

La consigliera ha infatti depositato un’interrogazione, attraverso la quale chiede all’esecutivo guidato da Luca Zaia in quale maniera sosterrà e proteggerà questi lavoratori: «Ad esempio -spiega Baldin- potrebbe costituirsi parte civile nel processo che assieme al sindacato hanno intentato nei confronti di chi si è appofittato di loro, sottraendo i documenti e impiegandoli nei campi per oltre quindici ore al giorno». L’esponente del M5S ha di recente anche avanzato un progetto di legge per la costituzione di parte civile della Regione del Veneto nei processi che trattano le morti e i gravi infortuni nei luoghi di lavoro.

Tra le misure che potrebbero essere adottate al fine di contrastare tale piaga con più efficacia, anche la certificazione nella Rete per il lavoro agricolo di qualità, organizzata dall’INPS secondo la legge 199 del 2016: «A quanto afferma la FLAI CGIL -conclude Erika Baldin- in Veneto solo 299 imprese agricole lo hanno fatto, rispetto alle oltre 50mila attive. La legge prevede anche l’insediamento di sezioni territoriali della Rete, ma qui non se n’è insediata ancora nessuna. Per questo chiedo alla Regione di sollecitare le aziende ad aderire.

E in termini più generali, occorre mettere profondamente mano alla legge Bossi-Fini, assai restrittiva della possibilità di entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro: una norma che sta alla base di tragedie come queste, obbligando le persone che migrano per migliorare la propria economia familiare ad affidarsi a organizzazione malavitose e lesive dei più elementari diritti».

erika baldin: