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CAPORALATO, LE POLITICHE DELLA REGIONE VENETO SONO INSUFFICIENTI E NON EVITANO IL SUCCEDERE DEL FENOMENO UNA VOLTA DISPOSTE. FONDAMENTALE LA PREVENZIONE

Caporalato

Venezia, 20 agosto 2024 – Le politiche della Regione Veneto per contrastare il caporalato sono del tutto insufficienti e volte al passato, anzi non hanno evitato il succedersi del fenomeno una volta disposte, anche in epoca assai recente. È la valutazione che Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, ha maturato in seguito alla risposta della Giunta veneta a una sua interrogazione dell’8 luglio scorso, relativa alla scoperta di gravissimi casi di sfruttamento dei lavoratori agricoli nel Trevigiano.

«Allora -ricorda la consigliera- circa cinquanta braccianti di origine indiana erano stati trovati ridotti in schiavitù da un loro connazionale, il quale li aveva attratti in Italia con l’inganno, per poi sottrarre loro i documenti e imporre drammatiche condizioni di lavoro nei campi e nei vigneti, gravemente sottopagati e in condizioni residenziali lesive dei più elementari diritti e bisogni».

Lunedì è appunto arrivata la replica scritta da parte dell’esecutivo guidato da Luca Zaia: «Si tratta di un mero elenco di iniziative intraprese tempo addietro -osserva Baldin- come l’istituzione di un tavolo tematico nel 2018, il comitato tecnico nel 2019, la partecipazione alla filiera di agricoltura responsabile nel 2021 per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro legale, quindi la guida informativa nelle lingue parlate dalle persone migranti, fino al proposito di reinserimento lavorativo di persone vittime di sfruttamento. Tutte idee lodevoli, ma che alla prova pratica si sono rivelate sterili per quanto concerne la prevenzione, dal momento che chi vuole frodare le leggi trova sempre il modo di farlo e di rimanere impunito fino alla scoperta casuale della propria attività criminosa».

Un aspetto in particolare balza agli occhi: «La Regione -spiega l’esponente del M5S- ricorda la valorizzazione delle imprese virtuose nella Rete per il lavoro agricolo di qualità. Dimentica però di dire che in Veneto solo 300 aziende hanno aderito, rispetto alle oltre 50mila attive, né sono state create sezioni territoriali appositamente previste dalle norme.

Il principio secondo cui l’adesione è volontaria e non obbligatoria di fatto inficia la bontà dell’istanza. Inoltre, anche quanto viene affermato in merito al percorso di formazione rivolto alle vittime, con alfabetizzazione digitale, nozioni contrattuali e bilancio delle competenze, è troppo generico e poco circostanziato, dal momento che si rivolge a chi è già uscito dal gorgo del caporalato, magari previa denuncia. Non a chi ancora lo subisce».

Secondo Erika Baldin, occorre capovolgere il paradigma vigente: «Serve agire nel processo volitivo che porta ad accettare condizioni improbe e vessatorie di salario, orario, accommodation, insegnando a dire di no, e a denunciare come hanno fatto i coraggiosi lavoratori impiegati attorno a Ponte di Piave, rivolgendosi al sindacato e ottenendo la sospensione dell’attività di impresa, con sanzioni amministrative a carico del titolare.

Progressivamente si è spenta l’eco rilasciata dalla cruenta scomparsa del bracciante indiano Satnam Singh, avvenuta a Cisterna di Latina il 19 giugno, ma di certo non è conclusa l’odissea per migliaia di persone che arrivano da continenti lontani solo per lavorare onestamente. È ora che anche in questa Regione, dove scarseggiano le risorse e il personale a disposizione degli SPISAL per gli opportuni controlli, ci si renda conto della gravità del fenomeno e della necessità di arrestarlo».

erika baldin

The author erika baldin

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