Venezia, 10 febbraio 2025 – «L’Emilia-Romagna ha già adottato un regolamento in tema di fine vita, dimostrando che la strada è percorribile. Va ricordato però che la legge di iniziativa popolare avanzata dal comitato Coscioni in Veneto non è stata bocciata, ma semplicemente rimandata in commissione. Se c’è la volontà politica da parte del presidente Zaia, questa legge può essere tranquillamente portata in aula e votata, come abbiamo già proposto in V commissione Sanità. Se si vuole, si può fare».
Così Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Veneto, interviene in merito alla necessità di portare avanti il dibattito sulla regolamentazione del fine vita nella Regione, rispondendo alle recenti dichiarazioni del presidente Luca Zaia.
Ma oltre alla legge, c’è anche la possibilità di intervenire con un regolamento di Giunta: tema oggi sollevato proprio da Zaia, una strada che il M5S ha più volte sollecitato. «È trascorso un anno -osserva la consigliera- e, nonostante ripetuti solleciti, non è stato fatto niente. Evidentemente, l’approvazione della legge toscana ha accelerato l’iter di un regolamento che Zaia ha lasciato nel cassetto per oltre un anno. Non possiamo più accettare questi ritardi: il Veneto deve prendere una posizione chiara».
Continua Baldin: «Non si tratta di una questione ideologica, ma di rispetto per la volontà della cittadinanza e dei suoi diritti fondamentali. Il rinvio in Commissione non deve diventare un pretesto per affossare un progetto di legge che ha raccolto il sostegno di tante persone. Il Consiglio regionale
del Veneto ha l’opportunità e la responsabilità di affrontare il tema con serietà e concretezza, senza inutili rinvii. Se l’Emilia-Romagna, e speriamo anche la Toscana, sono riuscite a fare questo passo, non c’è motivo per cui il Veneto non possa fare lo stesso».
L’esponente del M5S ribadisce il proprio appello alla Giunta regionale: «Ovviamente non possiamo non accogliere positivamente questa presa di consapevolezza di Zaia, ma la maggioranza dimostri di avere il coraggio di affrontare questo tema in aula. La popolazione veneta merita una risposta chiara e una legge che garantisca il diritto all’autodeterminazione», conclude Erika Baldin.