Venezia, 13 febbraio 2025 – La questione del fine vita, dopo l’approvazione della legge regionale toscana, tiene ancora banco in Veneto. Se la maggioranza di destra appare spaccata, a seguito delle dichiarazioni del presidente Zaia di voler procedere attraverso un regolamento, la capogruppo del MoVimento 5 Stelle Erika Baldin (tra le sostenitrici del disegno di legge dell’associazione Coscioni) attacca l’ex assessora Elena Donazzan.
«Ricordo all’attuale europarlamentare di Fratelli d’Italia -esordisce la consigliera- che il progetto di legge di iniziativa popolare, forte di oltre novemila sottoscrizioni da parte della cittadinanza veneta, non è stato bocciato in aula. Bensì è stato rinviato all’attenzione della V commissione Sanità, dove è ancora iscritto tra i provvedimenti in itinere, e di cui chiedo l’inserimento in calendario al più presto per gli approfondimenti richiesti, specie relativi alle cure palliative. Appare incredibile, tuttavia, che dopo vent’anni tra Giunta e Consiglio una politica navigata come Donazzan non conosca la differenza tra bocciatura e rinvio in Commissione».
Secondo Baldin, la via maestra per garantire il diritto di autodeterminazione alle persone sofferenti in maniera irreversibile non sta in un regolamento amministrativo, bensì in una delibera consiliare: «Vale considerare che, dal momento del precedente voto nel gennaio 2024, la composizione della massima assemblea veneta è cambiata, a seguito di elezioni, dimissioni e nuovi ingressi. Ad esempio, l’ex vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Finco, il quale avversava il progetto in questione, ora è sindaco di Bassano. Pertanto non è peregrino che, dopo il doveroso passaggio in Commissione, la legge di iniziativa popolare approdi di nuovo alla discussione dell’aula plenaria».
L’esponente del M5S ne ha anche per Zaia: «Come fa a stare in una maggioranza che si appresta a ricorrere alla Corte Costituzionale contro la legge toscana, la stessa che qui egli ha promosso e votato? Il governo Meloni avrebbe agito anche contro il Consiglio veneto, se il disegno di legge Coscioni fosse stato approvato lo scorso gennaio? Zaia dovrebbe pretendere dalla sua stessa coalizione, a Venezia e a Roma, maggior rispetto di quell’autonomia regionale che postula e invoca, oltre che di una sentenza della stessa Consulta, la quale continua a fungere da supplente durante l’inerzia della politica. Bene la consapevolezza del presidente, ma occorre la volontà politica».
Del resto, non sfuggono i dati del sondaggio specifico di YouTrend, raccolti e pubblicati lo scorso novembre: «Secondo gli esiti della rilevazione -conclude Erika Baldin- il 77% della popolazione si dichiara a favore di una regolamentazione per legge della possibilità di suicidio assistito, previa sollecitazione della persona interessata e in presenza di stringenti requisiti. È una posizione ormai comunemente accettata ad ampio raggio e in tutte le sensibilità politiche, dal momento che le elettrici e gli elettori di tutti i partiti del centrodestra si sono espressi a favore, con valori minimi del 65%. Le posizioni oscurantiste di Donazzan e dei suoi nuocciono anche alle persone che l’hanno votata, e che potrebbero trovarsi nella condizione di non poter disporre della propria esistenza».