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GLI INTERVENTI DI SENOLOGIA TRASFERITI DALL’OSPEDALE DI CHIOGGIA A QUELLO DI MESTRE: REGIONE E ULSS LI RESTITUISCANO ALLA SANITÀ DI PROSSIMITÀ

Venezia, 27 gennaio 2025 – Quale sanità di prossimità è possibile nell’area metropolitana di Venezia, se interventi come quelli di Senologia verranno dirottati dagli ospedali nel territorio all’hub dell’Angelo, e se non tornano negli spoke interi reparti trasferiti durante l’emergenza da Covid? Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, ha intenzione di interrogare la giunta Zaia in proposito: «Sono rimasta sconcertata -esordisce la consigliera- dalla notizia che non sarà più possibile effettuare interventi chirurgici al seno nell’ospedale di Chioggia, la mia città, perché questi saranno demandati unicamente alla struttura mestrina». Il tema è oggetto di attenzione anche dalle opposizioni chioggiotte, che hanno chiesto la convocazione di una seduta della competente Commissione comunale alla presenza dei vertici dell’ULSS 3 Serenissima.

«Penso non solo alle pazienti, ma anche al personale -continua Baldin- costretto a lavorare da pendolare, lontano dalla città, con tutte le ripercussioni nell’aumento del traffico e nel ricorso a un trasporto pubblico mai soddisfacente. Ringrazio anzi l’attività di associazioni come AUSER e ANTEAS, che promuovono il trasporto fuori città dell’utenza più debole e meno attrezzata. Ma non può essere questo il modello». L’esponente del M5S vede negli eventi un filo logico di natura politica: «Prevale l’idea del depauperamento delle periferie, degli investimenti nel futuro “Angelino”, e quindi non stupisce che gli ospedali spoke rimarranno a lungo andare sempre meno attivi, e solo per prestazioni ordinarie. Noto solo che da parte della maggioranza spesso ci si riempie la bocca con il concetto di sanità territoriale, e poi si scopre che sono solo 9 su130 previste le Case e ospedali di Comunità oggi pronte e collaudate in Veneto, con il PNRR pendente nel 2026».

Tra i disservizi alla persona, anche quelli rivendicati dal comitato Bruno Marcato di Dolo, e dalla locale lista Il Ponte, relativi ai nosocomi della Riviera del Brenta: «Durante la pandemia -conclude Erika Baldin- mentre l’ospedale di Dolo fungeva da Covid hospital, molti suoi interi reparti sono stati trasferiti a Mirano e a Mestre, senza più tornare indietro. Tra questi, il centro deputato alle nascite, che prima del 2020 superava tranquillamente la soglia dei 500 parti annui, necessari per mantenerlo in funzione salvo deroghe di carattere logistico. Sono trascorsi circa quattro anni dal rallentamento della fase acuta del virus, ed è tempo di ripristinare ogni aspetto della vita sanitaria a cominciare dagli ospedali, riportandoli a com’erano fino al 2019 compreso. Solo così verrebbe data concretezza a un vocabolo, “eccellenza”, che molte e molti esponenti del centrodestra sono soliti adoperare, tacendo dei tagli continui».

erika baldin: