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I beni dei criminali del Po devono essere usati per la lotta al bracconaggio ittico

I beni dei “criminali del Po” devono essere utilizzati per la lotta al bracconaggio ittico. Lo chiede la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Erika Baldin, che ha presentato nei giorni scorsi una mozione sull’argomento.

 

Il provvedimento prende le mosse dalla legge antimafia, che prevede che i beni sequestrati alla criminalità organizzata siano utilizzati per finalità istituzionali o sociali.

 

“Ritengo che rientri nei compiti e negli obiettivi della Regione individuare e porre in essere, nei limiti delle proprie competenze – spiega Baldin – il recupero ed il riutilizzo con finalità sociali di beni sequestrati o confiscati agli autori del pesante bracconaggio ittico messo in atto sull’asta del Po”.

 

“Nel corso degli ultimi 20 anni si è assistito ad un importante penetrazione nel territorio veneto di organizzazioni criminali che praticano la pesca illegale e il traffico del pescato, costituite da cittadini comunitari prevalentemente di origine rumena – continua la consigliera – le loro azioni di bracconaggio hanno in pochi anni depauperato gravemente il bacino fluviale del delta del Po veneto. Tale attività criminosa si associa ad aggressioni a liberi cittadini residenti e gestori e fruitori di bacini di pesca protetti, anche privati”.

 

I bracconieri si dividono in gruppi e controllano il territorio. “Con metodi mafiosi – sottolinea l’esponente del Movimento 5 Stelle – utilizzando metodi di pesca illegali e invasivi come le reti, la corrente elettrica, il bisolfito di sodio e altri tipi di trappole non selettive. Danneggiano irreversibilmente il letto del fiume e uccidono i microrganismi alla base della catena alimentare. Quest’attività mette inoltre gravemente a rischio la salute dei consumatori poiché il pesce raccolto è trasportato senza rispettare o seguire alcun protocollo sanitario”.

 

La mozione presentata dalla consigliera impegna quindi la giunta regionale ad attivarsi, in coordinamento con le altre autorità ed istituzioni competenti, per far sì che i beni sequestrati dalle forze dell’ordine ai cosiddetti “criminali del Po”, vengano utilizzati per potenziare le attività di contrasto al bracconaggio. Questa iniziativa dovrà essere attivata con i ricavati della vendita dei mezzi sequestrati, o con l’utilizzo diretti degli stessi.

 

erika baldin: