Il Consiglio comunale di Venezia, e le relative commissioni, tornino a riunirsi in presenza e coram populo. A chiederlo è la capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, Erika Baldin, che sposa la protesta delle opposizioni a Ca’ Farsetti: «Il protocollo sanitario emanato durante il periodo più critico del Covid – argomenta la consigliera – è scaduto lo scorso 31 ottobre, e non c’è un motivo valido affinché le assise non si possano tenere di nuovo in presenza, ammettendo in sala la cittadinanza interessata e i media. Dappertutto ormai le massime assemblee locali hanno luogo in modalità normale, e così pure il Consiglio regionale del Veneto: quali sarebbero i “problemi sanitari” che impediscono analogo svolgimento nel Comune di Venezia, visto che risultano terminati anche i lavori di sistemazione della sala?».
Già lo scorso mese di giugno il prefetto Vittorio Zappalorto aveva scritto alla presidente del Consiglio comunale veneziano, Linda Damiano, di riunire la seduta in presenza: ma quest’ultima si oppose brandendo il protocollo Covid, che obbliga alla distanza di due metri tra le persone. «Lo stato di emergenza nazionale – ricorda Baldin – è terminato il 31 marzo scorso, e non vale nemmeno la scusa della partecipazione dei tecnici comunali, dato che possono benissimo seguire le assise dai propri uffici, intervenendo ove richiesto». Peraltro anche alcuni gruppi della maggioranza (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia) sono pronti a essere convocati in sede: «Solo Brugnaro e i fucsia – prosegue l’esponente del M5S – si stanno opponendo al ritorno alla normalità, perché hanno capito che i loro numeri scricchiolano quando la cittadinanza può assistere, come per la commissione tenutasi a San Pietro di Castello». Fa eco Sara Visman, consigliera comunale a Venezia: «La scorsa settimana le opposizioni unite hanno scritto nuovamente al prefetto Zappalorto, per una ulteriore moral suasion nei confronti dell’amministrazione veneziana. La sua risposta, che siano “problemi politici” e che quindi non vuole immischiarsi, non ci convince: ne va del regolare funzionamento della macchina comunale. Per questo gli abbiamo chiesto un altro incontro».
Intanto Erika Baldin si rivolge anche alla Giunta regionale: «Non ritiene che anche nel capoluogo debbano essere ripristinate le normali condizioni, in corso in tutti i Consigli comunali del Veneto?», e allarga lo sguardo a un più generale allentamento delle misure emergenziali, che ancora limitano fortemente l’accessibilità della popolazione a servizi pubblici essenziali: «Penso a molti uffici comunali – conclude la capogruppo – che aprono le porte solo tramite prenotazione, e non liberamente come prima del 2020. Oppure, purtroppo, all’odissea di quei familiari che non vengono ammessi ad assistere i pazienti dopo un intervento chirurgico in ospedale, se non per soli 15 minuti. Nella ULSS 3 ci sono stati casi, testimoniati dagli organi d’informazione nei giorni scorsi, di chi non è nemmeno riuscito ad accomiatarsi per l’ultima volta da un proprio caro. E le stesse regole e difficoltà le incontrano anche le associazioni di volontariato ospedaliero, essenziali nell’assicurare una assistenza efficace».
Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale
Foto da comune.venezia.it