«Purtroppo anche la Regione a guida Zaia ha scelto di voltarsi dall’altra parte. Il novembre scorso il Consiglio regionale ha bocciato – con una massiccia astensione da parte dei consiglieri di maggioranza – la mia mozione n. 256 “La Regione promuova in ogni sede l’istituzione del salario minimo”, a sostegno della proposta di legge nazionale che il M5S ha presentato per la prima volta in Parlamento nel lontano 2013. Dieci anni sprecati dalla politica, che non ha saputo dare risposte al Paese: anche quando il MoVimento è stato al governo, in Parlamento non c’è mai stata una maggioranza favorevole ai lavoratori».
«Il Veneto avrebbe tutto l’interesse a sostenere il salario minimo legale. Dal punto di vista dei livelli retributivi, siamo lontani anni luce dalle altre regioni del Nord», commenta la consigliera regionale, citando lo studio della Fondazione Corazzin pubblicato a luglio dalla Cisl del Veneto. «Secondo quell’analisi, il Veneto è addirittura a metà classifica con una retribuzione media equivalente (il dato che si utilizza per confrontare regioni diverse) pari a 33.166 euro lordi annui, inferiore alla media nazionale di 33.790 e lontanissimo dalla Lombardia a 39.413 euro e Emilia Romagna a 35.43 euro», ricorda Baldin, e conclude: «Eppure la maggioranza di Zaia si è sempre opposta al salario minimo legale, che stando alle stime dell’INPS porterebbe nell’immediato un miglioramento delle condizioni retributive per circa 450 mila lavoratori veneti».
Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale