«Nel frattempo, la domanda nel campo della salute mentale non è certo diminuita, anzi, gli accessi alle strutture sono aumentati. La spesa in salute mentale è rimasta invece al palo, attorno al 2,5% sul totale della spesa sanitaria: poco, pochissimo, basti pensare che le linee guida nazionali raccomandano almeno il 5% e paesi come la Germania superano il 10%. In questo ambito, peggio del Veneto di Zaia c’è soltanto la Campania di De Luca», dichiarano le consigliere regionali. «Nelle Ulss venete mancano psicologi e i pochi che ci sono hanno per lo più contratti precari. Questo concorso non avrebbe risolto le gravissime carenze di un sistema sotto finanziato da anni, ma rappresentava un’occasione a suo modo storica: era la prima volta che Azienda Zero metteva a bando degli incarichi per psicologi a tempo indeterminato nelle Ulss e, non a caso, sono stati ben 2.140 a rispondere alla chiamata», sottolineano Baldin e Guarda.
«La super-azienda voluta da Zaia a capo della Sanità veneta, con la promessa che avrebbe snellito le procedure e garantito risparmi ai veneti, si rivela quindi un gigantesco fallimento: quanto è costato questo concorso, che non ha portato a nulla? Alle spese ordinarie – già di per sé ingenti, considerato il numero di iscritti – si sommano le spese legali, soldi della sanità pubblica che potevano essere spesi per la salute dei veneti», aggiungono le consigliere regionali. «Siamo di fronte a una vicenda paradigmatica della storia recente del Veneto. Zaia ha governato per tre mandati promettendo efficienza e lucrando sui dividendi politici di un sogno, quello dell’autonomia. Alla fine della sua parabola, però, cosa resterà al Veneto? Tanta propaganda e, purtroppo, troppe macerie», concludono Baldin e Guarda.
Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale
Cristina Guarda (Europa Verde), consigliera regionale