Venezia 7 mar. 2024 – “Alla vigilia della Giornata internazionale della donna di domani, 8 marzo, ho presentato una Mozione per impegnare la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo e il collegio del Garante nazionale per le persone private della libertà affinché, garantendo risultati duraturi, venga redatto ogni anno un rapporto nazionale specifico sulle donne detenute in Italia, con particolare attenzione alle minorenni, alle madri e alle madri detenute con i figli sotto i sei anni. Inoltre, chiediamo all’Esecutivo regionale di attivarsi perché vengano modificate le norme sulle detenute con figli di meno di sei anni, in maniera tale che la contenzione per madri di bimbi in età prescolare avvenga in un luogo separato dal carcere e, possibilmente, all’interno di case- famiglia protette, previste dalla Legge n. 62 del 2011. Chiediamo infine alla Giunta di sollecitare il Governo a finanziare maggiormente il reclutamento di educatori e di assistenti sociali per gli Uffici di esecuzione penale esterna (UEPE), e gli Uffici Servizi Sociali per i minorenni (USSM), con programmi specifici volti alla risocializzazione e a evitare la recidiva delle donne”.
Ha esordito così Erika Baldin, Capogruppo M5S a palazzo Ferro Fini, in una conferenza stampa organizzata per illustrare “la mia Mozione n. 523, che affronta la questione femminile all’interno delle carceri, presentata il 6 marzo”.
“Ritengo estremamente importante parlare della condizione delle donne all’interno delle Case circondariali – ha evidenziato l’esponente pentastellata – Credo che sia positivo che, a livello nazionale, se ne stia parlando e che la Politica abbia iniziato ad affrontare i gravissimi problemi rappresentati dai suicidi e dal sovraffollamento nelle carceri. Molto bene, quindi, la visita del Santo Padre presso il carcere femminile della Giudecca, a Venezia, programmata per il prossimo 28 aprile”.
“Ricordo – ha aggiunto Baldin – che la Risoluzione n. 88, approvata il 23 gennaio 2024 dal Consiglio regionale, chiedeva un impegno alla Giunta veneta per risolvere i problemi strutturali del sistema carcerario nella nostra Regione, segnalati nella Relazione sull’attività del Garante regionale dei diritti della persona, anno 2022, ovvero la carenza di personale di polizia, il numero insufficiente di professionisti dell’educazione e il sovraffollamento nelle carceri: questi sono i problemi più urgenti da risolvere. Anche alla luce dell’ultimo rapporto, pubblicato dal Garante regionale dei diritti della persona, che riporta testualmente un tasso di affollamento carcerario generale in Veneto del 125 percento, a fronte di una media nazionale pari al 110 percento. E faccio presente che i suicidi e i gravi episodi di autolesione sono proporzionalmente più frequenti tra le donne che tra gli uomini, riguardano le carceri sovraffollate, come a Verona, nonché le detenute giovani e dipendenti da sostanze”.
“Credo che il dovere costituzionale, per tutte le pene, di tendere alla rieducazione del condannato, debba riguardare anche la condannata, tanto più se alla donna è addebitata la responsabilità di reati meno gravi e se la detenuta è minorenne o madre. Ma per tendere veramente alla rieducazione, va migliorata la condizione carceraria delle detenute”, ha chiosato Erika Baldin.
Sono intervenuti alcuni rappresentanti di associazioni impegnate nel settore penitenziario, che hanno fornito un contributo qualificato.
Jessica Lorenzon (Antigone), ha fatto il punto sulla condizione delle detenute all’interno delle Case circondariali venete e ha chiesto omogeneità di trattamento, tra uomini e donne, sotto l’aspetto dell’accesso alle opportunità per la tutela della salute, per la formazione e l’istruzione. “Si dovrebbe, invece, pensare a trattamenti differenziati per rispondere alle specifiche esigenze delle detenute, sotto l’aspetto della salute intima, sessuale e psicologica”.
Samuele Vianello (Nessuno tocchi Caino) ha chiesto di non vedere più il carcere come unico luogo per dare esecuzione alla pena, iniziando a pensare, non tanto a un carcere migliore, ma a qualcosa di diverso da esso. “Siamo contro la morte per pena”, ha affermato. Vianello ha indicato il principale obiettivo, ovvero la rieducazione. “E vanno riformati i tempi per la liberazione anticipata”, ha concluso.
Anna Manao (Granello di senape) ha affermato la necessità di rivedere in modo profondo l’attuale trattamento detentivo, superando la gestione e l’organizzazione in essere e ponendo al centro l’area educativa. “Vanno stanziati risorse e strumenti adeguati a dare vita a progetti personalizzati, efficaci per contrastare la recidiva”, ha aggiunto.
Adriano Toniolo (cooperativa sociale ‘Il Cerchio’), ha parlato della sua esperienza della condizione femminile nelle carceri e ha spiegato l’iniziativa portata avanti “all’interno del centro storico veneziano, con la sartoria e la lavanderia industriale, che danno lavoro a tante detenute, molto interessate e motivate, anche perché così riescono a conquistarsi una certa autonomia e a formarsi”.