Venezia, 17 maggio 2024 – Il Consiglio regionale chiama, la Giunta non risponde. Sono infatti ben 38 le interrogazioni a risposta scritta che giacciono a palazzo Ferro Fini e non ancora evase dall’esecutivo veneto, nonostante l’articolo 111 comma 3 del Regolamento consiliare impone a palazzo Balbi di rispondere entro venti giorni dalla trasmissione dell’atto: alcune di esse sono state depositate addirittura nel gennaio 2021, in piena esplosione del Coronavirus. «La prima è a mia firma -osserva Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle- e chiedeva di valutare l’apertura degli ospedali dismessi per accogliere i pazienti non contagiati dal Covid. Da allora aspettiamo risposta ad altri 37 atti ispettivi, tutti promossi dalle minoranze, tranne uno».
Gli argomenti sono i più disparati: i più datati, per forza di cose, vertono sulla sanità e la prevenzione, ma spaziano dalle barriere architettoniche all’alveo del Piave, dai bivalvi al PFAS. «Soprattutto la pandemia è al centro di molti quesiti avanzati dalle opposizioni -continua la consigliera- ed è singolare, oltre ad essere un po’ inquietante, che tanti aspetti specifici in materia siano stati posposti, cassati, silenziati sotto la sabbia del tempo. Le cittadine e i cittadini veneti sono stati così privati di tante certezze e conoscenze rispetto a temi cruciali, che oggi appaiono forse superati, ma all’epoca erano pane quotidiano».
Baldin ricorda di aver interrogato la Giunta anche riguardo la qualità dell’aria a Venezia e nel Veneto: «Non solo, gli ultimi atti in ordine di tempo riguardano gli incidenti nei luoghi di lavoro (per i quali ho illustrato pochi giorni fa un progetto di legge che mira alla costituzione di parte civile nei processi) e gli attacchi subiti dalle sedi sindacali, come a San Donà di Piave lo scorso febbraio, dove chiedo venga istituito un controllo di videosorveglianza. Quanto tempo dovrà passare prima che si sappia qualcosa dalle assessore e dagli assessori regionali? Ripeto, iscriverle sine die all’ordine del giorno dei lavori senza poi trattarle significa disapplicare il Regolamento stesso dell’ente».
L’esponente del M5S tende comunque la mano, nel caso ci sia un’accelerazione conseguente a questo appello: «Mi rendo conto che amministriamo una Regione dove il presidente partecipa quasi mai alle sedute di Consiglio -conclude Erika Baldin- ma se la Giunta comincerà ad evadere il carico pendente di queste 38 interrogazioni a risposta scritta, mi impegno unilateralmente a ritirare quelle a mia prima firma che siano ormai superate dai fatti». La palla ora passa alle donne e agli uomini scelti da Luca Zaia per il suo governo.