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LA SENTENZA DELLA CONSULTA RISTABILISCE L’EGUAGLIANZA NELLE GRADUATORIE DI EDILIZIA PUBBLICA ANCHE IN REGIONE, E SCONFESSA IL MOTTO LEGHISTA “PRIMA I VENETI”

Venezia, 22 aprile 2024 – «Plaudo alla sentenza della Corte Costituzionale, che ha valutato illegittima la legge regionale 39/2017 all’articolo 25 comma 2 lettera a, dove prescriveva la residenza nel territorio regionale da almeno cinque anni (negli ultimi dieci) per poter accedere alle graduatorie che destinano gli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Soprattutto perché la Consulta ha rilevato che tale requisito impedisce di soddisfare un diritto inviolabile, funzionale a che la vita di ogni persona rifletta ogni giorno e sotto ogni aspetto la dignità umana».

Commenta così la capogruppo del MoVimento 5 Stelle a palazzo Ferro Fini, Erika Baldin, la notizia dell’incostituzionalità della legge veneta, che già all’epoca dell’approvazione fece molto discutere: «I diritti garantiti dalla Carta fondamentale sono universali, oppure non sono -continua la consigliera- pertanto discriminare in base a dove si è vissuto negli anni precedenti non consente a tutte le persone in stato di bisogno di concorrere con parità di condizioni. Specie se si parla di realtà in forte stato di bisogno, che si spostano proprio per cercare migliori opportunità di vita».

Baldin rileva che «il principio leghista, fatto proprio da tutte le destre, del “prima i veneti” o “prima gli italiani” viene così sconfessato dal massimo organo giuridico italiano, il quale mostra come dietro la propaganda elettorale c’è la pervicace convinzione di emarginare, creare ghetti e conflitti, togliere anziché aggiungere». L’esponente del M5S ritiene importante il fatto che la Consulta abbia indicato come «il requisito della residenza prolungata nella Regione non presenta alcuna ragionevole correlazione con il soddisfacimento dell’esigenza abitativa di chi si trova in una situazione di bisogno. Sono questioni di eguaglianza non solo formale, ma anche sostanziale, che ledono l’articolo 3 della Costituzione».

Se è vero che (come appunta la Corte) la permanenza per almeno cinque anni nella Regione, accertata nell’arco di un decennio, “non induce a ritenere che vi sarà un futuro radicamento nel territorio”, per favorire chi ha davvero bisogno nell’assegnazione delle case popolari occorrono altri criteri. «A tal proposito -conclude Erika Baldin- nel novembre 2022 ho presentato un disegno di legge regionale, a modifica dell’attuale, affinché le organizzazioni degli inquilini e i rappresentanti dei Comuni siano coinvolti nei consigli di amministrazione delle ATER venete. Sarebbe un modo efficace per portare le esigenze di queste cittadine e di questi cittadini nei luoghi dove si decide».

erika baldin: