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«Nel 2020 si muore ancora come nell’Ottocento, travolti sotto una tonnellata di ferro. Cosa stiamo aspettando a investire in lavoro sicuro e di qualità?». Così la consigliera regionale Erika Baldin (M5S), che all’amministrazione regionale guidata da Luca Zaia chiede: «perché il piano strategico regionale su salute e sicurezza, siglato più di due anni fa, è rimasto in buona sostanza lettera morta? A partire dai servizi di prevenzione delle Ulss, dove le assunzioni di ispettori Spisal coprono a malapena il turnover».

«Voglio esprimere la mia vicinanza ai familiari e ai colleghi di Michele Cacco, operaio della fonderia Flag di Marcon che cinque giorni fa è rimasto travolto sotto 1000 kg di ferro. Una fine atroce, che lascia un vuoto immenso. Ricordo poi che il 5 novembre, a poche ore dalla tragedia, c’è stato lo sciopero unitario di Fiom, Film e Uilm per la sicurezza nelle fabbriche e il rinnovo dei contratti», prosegue Erika Baldin.

«Lo scorso anno in Veneto si sono verificati 77.124 infortuni sul lavoro, pari a 211 infortuni al giorno o 309 se ragioniamo solo in termini di giorni lavorativi. Ogni tre giorni, uno di quegli infortuni è mortale. Non possiamo più accettarlo, serve un intervento reale, a 360 gradi per la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. Rispettare appieno il Patto del 2018, irrobustire gli organici Spisal, con un costante confronto con le parti sociali, sono i primi passi. In altre regioni qualcosa è già stato fatto, ad esempio la Toscana pur essendo meno industrializzata ha più del doppio degli ispettori Spisal», conclude la consigliera regionale.

Erika Baldin
Consigliera regionale del Veneto

Tags : Consiglio regionale VenetolavoroMarconsicurezzaSpisalVeneto
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