Venezia, 19 gennaio 2023 – Giù le mani dalla legge 194 e dall’autodeterminazione della donna. A ribadirlo è Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, che commenta così il disegno di legge presentato al Senato da Fratelli d’Italia lo scorso 13 gennaio, vocato a modificare l’articolo 1 del Codice Civile anticipando al soggetto nascituro (anziché alla neonata e al neonato) l’acquisizione della capacità giuridica: «Si tratta dell’ennesimo attacco che la destra sferra contro i diritti acquisiti, con l’intenzione di colpevolizzare le donne, condizionando la loro libera scelta di portare avanti o meno una gravidanza».
Nei mesi precedenti, infatti, anche la Lega e Forza Italia avevano incardinato provvedimenti analoghi: «Se già il feto diventa soggetto di diritto -osserva la consigliera- la sua soppressione verrebbe trattata alla stregua di un omicidio. Sono tutti ostacoli di matrice ideologica all’esercizio di un diritto costato la vita e la salute a molte donne nel secondo dopoguerra. E ancora un passo indietro verso i secoli bui, quando una ragazza non poteva lavorare ed era meglio se smetteva presto di studiare per affermarsi: non occorre andare in Iran per riscontrare simili mostruosità in epoca attuale».
Oltre che dagli ostacoli di diritto, Baldin è preoccupata da quelli di fatto: «Il Veneto ha il 66,6% di medici obiettori, il 2% in più della media nazionale. L’obiezione di coscienza rientra nei diritti del singolo operatore, ma non può tradursi in un disservizio o nella negazione di un diritto: sta all’ULSS organizzare i reparti in modo tale da garantire un presidio costante. Invece, secondo una recente relazione ministeriale, il 15% circa dei reparti di Ginecologia e Ostetricia della regione non pratica l’interruzione volontaria di gravidanza. Non possiamo più accettarlo: essa dev’essere garantita in ogni struttura, pubblica e privata convenzionata, lungo tutto il territorio regionale».
Lo scorso ottobre la VI commissione Sanità aveva bocciato l’adozione, promossa dalla stessa esponente del M5S, di un nuovo parametro per valutare i direttori generali delle ULSS; ovvero l’effettiva erogazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, secondo l’articolo 9 comma 4 della legge 194/78: «Avevo suggerito -conclude Erika Baldin- di prevedere una valutazione negativa, che avesse poi ripercussioni nella premialità corrisposta annualmente ai manager della sanità. Ove approvata, le ULSS sarebbero state incentivate a organizzare i reparti in modo tale che il diritto sia garantito omogeneamente in tutto il territorio regionale, senza che la presenza del personale obiettore limiti l’offerta sanitaria. E la Regione sarebbe stata impegnata a controllare e garantire quest’attuazione anche attraverso la mobilità del personale. Ma la maggioranza di destra, affine a quella che regge il governo nazionale, preferisce continuare a scaricare sopra le sole spalle delle donne tutto il disagio di una scelta difficile».