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GLI INFORTUNI SUL LAVORO IN VENETO SONO IN AUMENTO, MENTRE LA REGIONE TARDA AD ATTUARE IL PIANO REGIONALE PER LA SICUREZZA

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Venezia, 19 dicembre 2023 – «Il primo Patto regionale per la sicurezza sul lavoro risale al lontano 2018, già allora la Giunta si era impegnata ad assumere una sessantina di tecnici della prevenzione negli Spisal delle Ulss venete. Dove sono oggi quei professionisti? Le carenze d’organico restano gravissime». A chiederlo è la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle a Palazzo Ferro Fini, all’indomani dell’ennesima tragedia sul lavoro avvenuta ieri in Alpago, dove un operaio ha perso la vita schiacciato da un muletto. «Ancora una vita spezzata nella lunga scia di sangue che attraversa i luoghi di lavoro della nostra regione», commenta Baldin, esprimendo «solidarietà e vicinanza ai familiari e ai colleghi della vittima».

«Gli ultimi dati Inail mostrano una crescita degli infortuni in Veneto del +19,88% tra il 2021 e il 2022, quando complessivamente si sono registrati 84.547 infortuni. Venezia è maglia nera, con 15.347 casi e un incremento del +33,57%, ben al di sopra della media nazionale (+24,63%)», dichiara la consigliera regionale, richiamando i dati presentati domenica dalla Cgil di Venezia. «È ancora presto per fare un bilancio dell’anno in corso, ma i dati dell’Osservatorio Vega Engineering sono preoccupanti: 81 decessi a livello regionale tra gennaio e ottobre, 19 dei quali a Venezia che è seconda provincia per morti sul lavoro. Il Veneto è ancora terzo in Italia per vittime di infortuni sul lavoro e le denunce di infortunio totali, pari a 58.656, sono diminuite quasi esclusivamente per la scomparsa dalle statistiche degli infortuni legati al Covid», aggiunge Baldin.

«Di recente, la maggioranza di Zaia ha bocciato il mio emendamento al Documento di Economia e Finanza Regionale che chiedeva il “rafforzamento dell’organico relativo agli ispettori SPISAL”. Una vergogna, se consideriamo che c’è un impegno messo nero su bianco nel 2018 e mai rispettato. La Regione, poi, ha il dovere di intervenire anche sul fenomeno allarmante dello sfruttamento del lavoro minorile e degli infortuni ad esso connessi: non dimentichiamo che Unicef Italia ha collocato il Veneto al primo posto nella triste classifica dei minori morti sul lavoro», conclude la consigliera regionale

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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Comunicati stampa

ZAIA AMICO DEI GIOVANI? PURA PROPAGANDA, DALLA REGIONE NESSUN SOSTEGNO

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Venezia, 13 dicembre 2023 – «La propaganda di Zaia, purtroppo, è distantissima dalla realtà». La capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Erika Baldin, non usa mezzi termini per definire «le esternazioni di chi lancia la candidatura del Veneto regione “young friendly”, dopo aver governato 13 anni senza alcun tipo di attenzione nei confronti delle nuove generazioni. Anche in questo bilancio, le mie proposte per gli sconti sul trasporto pubblico e per il contrasto alla crisi abitativa sono state bocciate».

«Le parole spese in questi giorni sull’educazione all’affettività nelle scuole, poi, sembrano aria fritta, se pensiamo che è dalla pandemia che gli studenti chiedono il supporto psicologico nelle scuole. Nel frattempo, il mio progetto di legge per istituire un servizio psico-pedagogico scolastico regionale è fermo in commissione dal giugno dello scorso anno», ricorda Baldin. «Insomma, ai giovani non bastano i proclami. E in assenza di fatti, chi può alza i tacchi e se ne va. Lo dimostrano i dati del saldo migratorio relativo agli under 35: le stime della Fondazione Nord-Est parlano di quasi 120mila giovani emigrati dal Veneto nell’ultimo decennio. Di questi ne sono rientrati solo 36 mila, con una perdita netta di 80mila giovani: è come se in Veneto, da quando governa Zaia, fosse sparita una città grande come Treviso e abitata esclusivamente da under 35», commenta Baldin.

«Ritengo sia ormai anacronistico parlare di “fuga dei cervelli”: il fenomeno non riguarda più soltanto i livelli più alti dell’istruzione. Perché i giovani scappano dal Veneto? Da un lato mancano i servizi, basti pensare alla situazione dei trasporti.  Perché in Veneto non c’è il biglietto unico, che preveda una scontistica per i giovani, magari legata all’ISEE? Altre Regioni lo prevedono già da anni. E poi il Veneto è maglia nera per il diritto allo studio: in questo momento nella nostra regione ci sono più di tremila studenti universitari che rischiano di non ricevere la borsa di studio a cui hanno diritto. Due terzi di tutti gli idonei non beneficiari italiani sono in Veneto e poi ci stupiamo se i ragazzi vanno via», aggiunge Baldin.

«C’è poi una questione legata al lavoro: la disoccupazione giovanile è ancora relativamente alta e, con la diffusione del precariato, assistiamo alla crescita dei working poor, specialmente tra i giovani. La CGIL stima che in Veneto ci siano 200mila lavoratori poveri, il 16% del totale. Tra i giovani però la percentuale si alza fino al 23%: ecco allora che candidarsi a regione “young friendly” vuol dire, ad esempio, sostenere il salario minimo. Il contrario di quel che stanno facendo Zaia e i suoi alleati. Per non parlare dei tirocini gratuiti, altra piaga che colpisce i più giovani e rispetto alla quale la Regione non è mai intervenuta», conclude la consigliera regionale.

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