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IL CONSIGLIO APPROVA ALL’UNANIMITÀ LA MIA MOZIONE: I FIGLI E LE FIGLIE DELLE DETENUTE NON DEVONO CRESCERE IN CARCERE

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Venezia, 29 ottobre 2024 – Sorpresa a Palazzo. Mentre a Roma la maggioranza di destra approva, nel disegno di legge 1660, l’inasprimento delle condizioni delle detenute madri, rendendo facoltativo anziché obbligatorio il rinvio dell’esecuzione della loro pena in carcere se il minore è neonato, il Consiglio regionale del Veneto ha oggi votato all’unanimità la mozione -promossa dalla capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Erika Baldin- la quale impegna la Giunta di palazzo Balbi ad attivarsi con il governo affinché vengano modificate tali norme per le madri di bambini e bambine con meno di sei anni di età, sostituendo la contenzione in carcere con quella in case famiglia protette.

«Un vero cortocircuito -commenta la consigliera, visibilmente soddisfatta- per il quale ringrazio tutti i gruppi politici in aula, che senza distinzione di colori hanno compreso come disporre in maniera autonoma rispetto all’esecutivo nazionale in questa materia sia un fattore di civiltà giuridica, e soprattutto di umanità». Nella mozione, sottoscritta anche da altre ed altri esponenti delle minoranze (Veneto che Vogliamo, PD, Europa Verde, portavoce delle opposizioni), Baldin chiede inoltre che venga redatto ogni anno un rapporto specifico riguardo la detenzione femminile in Italia, con particolare riferimento alle minorenni e alle madri, oltre a finanziare il reclutamento di ulteriori assistenti sociali con programmi tesi a evitare la recidiva.

L’esponente del M5S aveva depositato la mozione lo scorso marzo, quasi due mesi prima della visita del Papa al carcere femminile della Giudecca: «Una struttura che io stessa ho visitato -conclude Erika Baldin- ricavandone l’impressione di un luogo dove le donne ristrette apprendono un mestiere e lavorano, retribuite. Già questo le aiuta a reinserirsi nella società, senza più il rischio di delinquere. Invece, le norme sopravvenute in Parlamento vanno nella direzione opposta: comprendo la necessità di frenare il dilagare delle borseggiatrici, ma ciò non può accadere a scapito delle bambine e dei bambini, i cui diritti devono essere sempre e comunque tutelati. Soprattutto quello a non vivere i propri primi anni dentro una prigione».

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AttualitàComunicati stampa

AUTONOMIA DAY: IL 22 OTTOBRE 1866 IL VENETO DIVENTAVA ITALIA, ZAIA L’HA DIMENTICATO?

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ERika Baldin
Erika Baldin (M5S)

Venezia, 22 ottobre 2024 – «Mi piacerebbe sapere in quanti, all’Autonomia Day, abbiano ricordato la ricorrenza del plebiscito del 22 ottobre 1866. La data di oggi rappresenta la realizzazione del sogno del veneziano Daniele Manin, fondatore della Repubblica di San Marco: l’adesione del Veneto al progetto nazionale italiano. Zaia non se lo ricorda? Il presidente della Regione dice che l’autonomia è prevista nella Costituzione, ma dimentica l’articolo quinto che parla di Repubblica una e indivisibile». Così Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in consiglio regionale.

«Nel 2017, la scelta di celebrare la consultazione regionale sull’autonomia nella data del 22 ottobre veniva rivendicata dalla Lega, proprio in contrapposizione al plebiscito del 1866 che sancì l’adesione delle province venete al Regno d’Italia. Una dimostrazione plateale che il progetto autonomista di Zaia & Co. nasce dichiaratamente contro l’unità nazionale», sottolinea Baldin. «Una contrapposizione che non si svolge solo sul piano simbolico: la trattativa avviata tra le Regioni e il governo rischia di spezzettare l’Italia in tanti staterelli, riportandoci al medioevo. Gli italiani se ne sono accorti e vedremo, al referendum per l’abrogazione del ddl Calderoli, se Zaia avrà convinto gli italiani con la storiella di un’autonomia “che conviene a tutti”. Sono convinta che anche tanti veneti abbiano cambiato idea, perché ormai si è capito che attorno all’autonomia c’è molta propaganda e molto poco di utile per i cittadini», conclude la consigliera regionale.

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

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