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Centri di formazione, oggi l’incontro fra M5S e sindacati

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Il candidato sindaco Ferro e Baldin (M5S): “Chiediamo il loro appoggio per la tutela della servizio pubblico”. Baldin interroga la regione e sulla Donazzan: “Ombre di conflitto di interessi, auspichiamo intervento della magistratura”.

Ferro attacca Casson: “Sul centro formazione di Chioggia neanche una parola”.

Il M5S torna a parlare dei centri di formazione e incontra i sindacati. Il candidato sindaco di Chioggia Alessandro Ferro e la consigliera regionale Erika Baldin spiegano: “Oggi chiediamo ai sindacati un appoggio e una presa di posizione chiara e definita per la tutela del servizio pubblico, di quel poco che resta in Veneto, visto che sono ancora al tavolo delle trattative, di pretendere la tutela del personale di ruolo, dei precari per continuità della didattica con gli studenti, la preservazione della logistica ove si trovano i centri, in quanto il privato potrebbe spostare i corsi in altre strutture”.

Tra i più importanti, abbiamo il centro di formazione di Chioggia, struttura della città metropolitana dove sono stati investiti centinaia e centinaia di migliaia di euro.

Baldin e Ferro commentano: “Sul centro di formazione di Chioggia il Sindaco uscente Casson non prende netta posizione di difesa, non ha speso una parola per chiedere che resti pubblico e le sue attività gratuite. Anche di questo i chioggiotti terranno conto domenica (giorno del ballottaggio Ndr)”.

La consigliera regionale Erika Baldin, che segue da tempo il tema, accusa: “La Donazzan sta affondando la formazione professionale pubblica. Il Consigliere Berlato ha denunciato la poca chiarezza della gestione della formazione professionale, che l’assessore Donazzan ha demolito anno dopo anno in tutto il Veneto. Auspichiamo un intervento rapido della magistratura per verificare il conflitto di interessi tra l’assessore Donazzan, il dirigente e nuovo manager regionale Santo Romano, le società di formazione della moglie Morabito e il nuovo direttore generale Bramezza.

E nella stessa società emerge la chiara partecipazione azionaria del nuovo Direttore generale della regione Veneto.

I corsi di formazione degli ultimi centri di formazione ancora esistenti siano stati messi a bando a vantaggio esclusivamente del privato, che come ben sanno tutti non opera certo per l’interesse pubblico. Questo è inaccettabile. Ancora di più dopo il grido di circa 500 persone che hanno firmato per salvare il Cfp dalla privatizzazione, che comporta il rischio della perdita di posti di lavoro.

Su tutto questo ho presentato un’interrogazione alla Giunta regionale. Vogliamo sapere se sulla possibilità di cambio di sede dei centri di formazione, siano state preventivamente informate le famiglie, se le famiglie stesse sono state poste nelle condizioni di iscrivere eventualmente i loro figli in altre scuole e che tipo di garanzie hanno le famiglie degli studenti di frequentare, se non la stessa scuola, scuole comunque poste a distanze ragionevoli.

Vogliamo sia chiarito definitivamente se l’utilizzo del personale ex provinciale e il partenariato con la Provincia/Città metropolitana costituiscono obblighi, per tutelare la continuità didattica, diritto degli studenti e delle loro famiglie e a porre un’adeguata attenzione alla tutela di quei lavoratori che per decenni hanno fatto i docenti nei Cfp.

Vogliamo inoltre dalla Regione un quadro aggiornato economico-finanziario delle spese di funzionamento attuali da confrontare con le spese future, non chiaramente attribuite ai vincitori del bando dalla delibera”.

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Dati lavoro, M5S: “E’ il fallimento del Jobs Act. Abbiamo fatto più noi per il lavoro mettendo soldi di tasca nostra”

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Il Veneto in linea con il resto dell’Italia nel primo trimestre del 2016: le assunzioni sono in netto calo rispetto all’inizio del 2015, una conseguenza della fine degli incentivi – la decontribuzione totale per tre anni per chi assumeva nel 2015 – che hanno frenato le imprese dall’applicare contratti a tempo indeterminato ai nuovi assunti. I numeri sono stati forniti dall’Inps nel rapporto dell’Osservatorio sul precariato per il gennaio-marzo 2016.

Le assunzioni nel complesso calano dell’8,2% rispetto al primo trimestre 2015, anche se in misura minore della media nazionale che segna -12,9%; la flessione è molto più netta se ci limitiamo al numero di nuove assunzioni con contratti a tempo indeterminato, qui il calo e del 32,6%, non distante dal dato italiano (-33,4%).

I consiglieri regionali Erika Baldin e Simone Scarabel, rappresentanti del M5S in commissione lavoro commentano: “E’ il fallimento del Jobs Act di Renzi. Quello tanto acclamato anche dal Pd veneto della Moretti. I dati sono chiari: non solo elimina i diritti dei lavoratori, con l’abolizione dell’articolo 18, ma non aiuta minimamente economia e mercato del lavoro.

Per far ripartire il lavoro bisogna aiutare le piccole imprese, il vero tessuto dell’economia veneta, abbassando veramente le tasse sul lavoro. Non con giochi delle tre carte a scadenza o mance elettorali come gli 80 euro”.

“Il M5S seppur all’opposizione ha fatto più di Renzi per il lavoro – continuano Baldin e Scarabel-, basta pensare che ogni 25.000 euro investiti nel Jobs Act hanno prodotto 1,2 posti di lavoro, mentre ogni 25.000 euro investiti nel nostro Microcredito alle imprese hanno prodotto 2,5 posti di lavoro. Il Microcredito, fatto partire grazie a più di 40 milioni dei nostri soldi, quelli restituiti dai nostri eletti, dà l’opportunità al cittadino di realizzare un’idea di impresa ed evolverla attraverso le prorie capacità e passioni. Il Jobs Act facilita il licenziamento e crea assistenzialismo.

Se questo è ciò che facciamo dall’opposizione, pensate a cosa potremo fare una volta al governo del Paese e della Regione per rilanciare il mercato del lavoro”, concludono i 5 Stelle.

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