«Alla distanza, si aggiungono i problemi specifici di Venezia: per arrivare al carcere è necessario un viaggio in vaporetto che, tra andata e ritorno, costa 19 euro a persona. Un papà con due figli si troverà a spendere sessanta euro, soltanto di vaporetto, per accompagnare i bambini dalla madre: spese che a Roma o Milano non ci sono. Per questo auspico un interessamento da parte del Comune e della Regione. A tal proposito, chiederò che venga calendarizzata la mozione che ho depositato l’8 marzo per impegnare la Regione ad attivarsi per migliorare la situazione delle detenute madri e delle detenute minorenni», aggiunge Baldin. «La specificità veneziana impatta anche sulla situazione del personale: le agenti di polizia penitenziaria raggiungono quasi la quota prevista (105 su 135), ma per molte delle neo assunte la Giudecca costituisce un impiego di passaggio. Il personale amministrativo è sotto organico (12 effettivi sui 20 previsti), mentre le educatrici sono cinque», prosegue la consigliera regionale.
«La Casa di reclusione femminile di Giudecca ha sede in un antico monastero, con strutture in parte fatiscenti che proprio in questo periodo sono oggetto di vari interventi di restauro anche in vista dell’allestimento del padiglione della Biennale d’Arte. Gli spazi comuni e di lavoro non mancano: le ottanta detenute, ospitate in camerate da quattro/cinque fino a otto letti, possono trovare impiego nella lavanderia, nell’orto, nel laboratorio cosmetico e nella sartoria, oltre che in cucina e nei servizi di pulizia», conclude Baldin, che durante la visita in carcere ha incontrato Vania Carlot della cooperativa sociale “Rio Terà dei Pensieri”, responsabile del laboratorio e dell’orto, e Adriano Toniolo della cooperativa sociale “Il Cerchio”, responsabile della sartoria e della lavanderia industriale.
Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale