Venezia, 3 giugno 2023 – A pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico, e a circa tre mesi dall’inizio del prossimo, molti genitori di bambine e bambini che frequenteranno la prima classe della scuola primaria nell’area metropolitana di Venezia ancora non sanno dove potrà accadere, e se l’istituto designato riuscirà a formare una classe secondo le strettoie legislative che comportano un numero minimo di allieve e allievi.
Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale del Veneto, fa il punto della situazione: «Da alcuni giorni le cronache riportano all’attenzione il problema, esploso già nei mesi scorsi in diverse zone del Miranese, della Riviera del Brenta, di Venezia insulare e della sua provincia meridionale. Lì , ad esempio, è ancora in bilico la costituzione di una prima a Boscochiaro di Cavarzere: sono dalla parte dei genitori che protestano per evitare di iscrivere le proprie figlie e i propri figli a Pegolotte di Cona, addirittura in un altro Comune. La pluriclasse non è affatto una soluzione plausibile per le esigenze educative a quelle età, né più avanti».
Prosegue la consigliera: «Anche a Valli di Chioggia è a rischio la continuità didattica, visto che al momento sono solo dieci i minori iscritti, a fronte dei tredici necessari per partire a settembre. A Spinea è in bilico un’altra sezione, e anche qui le giuste proteste dei genitori vanno prese in considerazione e soddisfatte». Così al Lido di Venezia, dove sono state raccolte 600 firme per salvare la prima alla scuola Giovanni XXIII di Ca’ Bianca: «Se non accadrà -osserva Baldin- sarà inevitabile l’emigrazione verso la scuola Gabelli, al centro dell’isola. Con il paradosso che i genitori di due fratelli o sorelle, che frequentano istituti diversi, dovranno sdoppiarsi per gestirne ingressi e rientri alla stessa ora».
Il rischio concerne anche l’eventuale trasferimento di insegnanti: «Già vivere in un’isola è bellissimo quanto difficile -commenta la coordinatrice metropolitana del M5S- se poi vengono creati ulteriori ostacoli è come dire ai genitori di cambiare casa e di spopolare il luogo dove hanno deciso di continuare ad abitare. E meno male che a Malamocco, in controtendenza, tornerà la prima elementare con 25 scolare e scolari iscritti. Il presidente Zaia e l’assessora Donazzan devono ricordare che il Veneto è fatto anche di montagne e isole, zone difficilmente assimilabili alle altre, dove anche il passaggio di uno scuolabus non è agevole.».
Ma da cosa dipende tale situazione? «La colpa -conclude Erika Baldin- è della legge di bilancio promossa dal governo Meloni, che obbliga le Regioni a dimensionare la propria rete scolastica, in base a criteri che definiscono la dotazione e la distribuzione delle dirigenze. Questo apre le porte alla chiusura di non pochi istituti, già prevista nel testo stesso della norma, per via degli accorpamenti e della riduzione del numero delle classi. Il Veneto, peraltro, non ha impugnato la legge stessa, a differenza di altre Regioni (anche a guida di centrodestra come la Sardegna) che ritengono come essa vìoli la Costituzione, legiferando in via esclusiva relativamente all’istruzione, ovvero una materia a legislazione concorrente in base all’articolo 117 comma 3 della Carta. Confido negli esiti delle impugnazioni promosse da altre Giunte, meno acquiescenti col potere centrale rispetto a quella veneta».