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SER.D. DI VENEZIA E MESTRE, PER LA REGIONE GLI ORGANICI SONO SUFFICIENTI ANCHE NELL’ATTUALE EMERGENZA CRIMINOGENA

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Venezia, 29 ottobre 2024 – L’escalation dei reati connessi alla tossicodipendenza a Mestre, Marghera e Venezia è approdata all’attenzione del Consiglio regionale del Veneto, grazie all’interrogazione che Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle, e Renzo Masolo suo omologo per Europa Verde hanno diretto alla giunta Zaia, a seguito del dilagare di episodi criminosi nella tarda estate scorsa.

«La risposta dell’assessora Lanzarin -esordisce la consigliera- dice che la Regione è a conoscenza della continua evoluzione del fenomeno, al quale vanno date risposte che trascendono il mero aspetto sanitario. Ma mi sento di dire che gli strumenti messi in campo sono probabilmente adatti a una situazione sotto controllo, non certo all’ultimo periodo che è drammaticamente sfuggito di mano, e va trattato perciò con strumenti eccezionali rispetto alle dotazioni previste dagli standard ministeriali».

Sono infatti 102 le operatrici e gli operatori dei cinque Servizi per le Dipendenze patologiche, dislocati nei cinque plessi all’interno del territorio presidiato dall’ULSS 3 Serenissima, mentre in aula si è appreso che l’ente ha presentato una richiesta di contributo per spendere le quote raccolte dall’8 per mille nelle iniziative di accompagnamento, con priorità alla terraferma veneziana, sotto l’aspetto urbano, sociale, familiare e individuale.

Un altro bando vedrà la candidatura della Regione del Veneto alla selezione di progetti di prevenzione per l’età scolare, con specifica attenzione per l’area mestrina: «Iniziative certo lodevoli -aggiunge Baldin- che però vedranno i propri effetti solo tra qualche tempo, ove andassero a buon fine. Così come il piano triennale contro le dipendenze, approvato un anno fa e finanziato con 4 milioni e mezzo, che prevede progetti educativi verso le persone “asintomatiche” e ipotesi di cohousing sociale.

Ma appunto, in un contesto del tutto fuori scala, con la cittadinanza minacciata sotto la porta di casa e lo stesso personale dei Ser.D. passibile di aggressioni specie notturne, ci si chiede se la loro dotazione numerica sia sufficiente o invece sottodimensionata, specie per strada. E se non sia il caso di provvedere andando oltre i protocolli in vigore».

Oltre ai progetti, servono quindi nuove assunzioni: «Peccato che, pur essendo acclarato il ricorso ai gettonisti, il governo nazionale di destra tagli i fondi alla sanità -osserva l’esponente del M5S- e quindi la possibilità di investire al di là dei 28 milioni per il pagamento dei livelli elementari di assistenza alle comunità terapeutiche.

La Regione si dice consapevole di dover andare oltre l’aspetto medico, ma quando si è trattato di approvare il mio emendamento al bilancio per il 2023 e il 2024, inserendo un milione alle attività di rigenerazione urbana nella zona calda tra la stazione di Mestre, via Piave, via Cappuccina e via Dante, la risposta della maggioranza è stata sempre negativa. In coerenza con il fatto che, secondo la Giunta, organici e risorse sarebbero sufficienti».

Occorre allargare lo sguardo alle politiche di prevenzione: «C’è da chiedersi come mai -conclude Erika Baldin- Mestre sia diventata la capitale dello spaccio di droghe pesanti per il nordest… La risposta ha a che fare con le graduatorie della percezione di sicurezza, le quali vedono il capoluogo sprofondare nel decennio a guida Brugnaro. Ovvero colui che porta la principale responsabilità di aver lasciato decadere il livello di guardia, dimostrando così di non avere a cuore Mestre (come invece sostiene) oltre che Venezia. E la cittadinanza se n’è accorta, anche se lui tenta di rimediare in extremis con qualche camminata al buio.

Ricordo le manifestazioni spontanee della popolazione di Cannaregio, e quelle del comitato Marghera Libera e Pensante; ringrazio anzi chi si è dato da fare, in estate ma non solo, per rendere vivibile via Piave attraverso iniziative comuni, sottraendola alla criminalità legata alle dipendenze.

A maggior ragione, serve e servirà sempre più una risposta sociale, oltre che repressiva: lo chiedono le stesse persone che nei Ser.D. lavorano, stanche di essere aggredite. Ma chi vuole andare a lavorarci, in queste condizioni?».

erika baldin

The author erika baldin

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