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SODDISFAZIONE PER LA PERMANENZA A BELLUNO DEI DOCUMENTI PROCESSUALI DEL VAJONT: GOVERNO MELONI COSTRETTO A FARE MARCIA INDIETRO

vajont

Venezia, 13 agosto 2024 – La capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, Erika Baldin, esprime soddisfazione per la permanenza a Belluno dei documenti processuali relativi al caso Vajont, decisa con decreto del direttore generale degli Archivi, Antonio Tarasco, e comunicata dal sottosegretario Gianmarco Mazzi. «Il provvedimento -spiega la consigliera- stabilisce la destinazione del fascicolo nell’Archivio di Stato del capoluogo dolomitico, dopo che le fasi del dibattimento si erano svolte a L’Aquila, città che appunto reclamava il ritorno delle carte».

La vicenda aveva interessato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che durante la ricorrenza del 60° anniversario dalla tragedia aveva fissato il proprio monito affinché venisse presa la decisione ora adottata: «Un intervento fondamentale oltre che così autorevole -continua Baldin- non poteva ottenere risposta differente. Ora, grazie anche alla digitalizzazione del processo e alla sua disponibilità nella sede dell’Aquila, a nessuno è stato sottratto niente. Ringrazio le funzionarie e i funzionari archivisti che per ben 17 anni hanno provveduto a inventariare gli atti e a fornirli di meta-dati, utili alla loro consultazione da parte dei ricercatori e della popolazione di Longarone».

L’esponente del M5S nota come quello governativo sia un dietrofront rispetto alle dichiarazioni parlamentari dello stesso Mazzi, lo scorso maggio, quando egli aveva asserito che dopo la digitalizzazione in loco i documenti sarebbero tornati all’Aquila: «C’era stato un voto unanime del Consiglio veneto già nel 2019, in senso contrario, il quale impegnava la Giunta a intervenire con il governo per modificare la vigente legislazione. E anche in questa legislatura ero stata la prima, nel maggio 2023, a porre la questione, interrogando l’esecutivo guidato da Luca Zaia per conoscere quali azioni intendesse compiere al fine di raggiungere l’obiettivo».

La risposta allora fu soddisfacente, ma non aveva fatto i conti con le istituzioni sovraordinate: «Ora invece è chiaro -conclude Erika Baldin- che questi beni permarranno tra le montagne che hanno assistito dapprima alla scellerata azione dell’uomo, poi all’immane ritorsione della natura. Essi saranno un avvertimento eterno, fisico, tangibile a non ripetere le condizioni di dissesto idrogeologico da eccessivo sfruttamento del suolo. I nomi delle vittime non verranno cancellati dalla storia del luogo, né sradicati post mortem per la seconda volta».

erika baldin

The author erika baldin

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