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SONO TORNATA IN VISITA ALLA CASA CIRCONDARIALE DI VENEZIA: CALDO TORRIDO E SOVRAFFOLLAMENTO, IL GOVERNO MELONI IGNORA LE CONDIZIONI INCIVILI DELLE CARCERI

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Venezia, 7 agosto 2024 – «Oggi, durante la visita alla casa circondariale di Santa Maria Maggiore a Venezia, ho potuto toccare con mano l’emergenza carceri. Anche in questo carcere, che avrebbe le potenzialità per attivare percorsi di inserimento lavorativo tramite alcune sinergie col territorio, pesa il sovraffollamento assieme ai problemi legati alla specificità veneziana». Così Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in consiglio regionale, che nella mattinata di oggi ha svolto una visita istituzionale all’istituto penitenziario veneziano. «Il nuovo direttore ha avviato alcuni percorsi assieme alle realtà imprenditoriali e associative del territorio, grazie ai quali una quindicina di detenuti ha trovato lavoro fuori dal carcere. Un’altra sessantina, invece, è occupata all’interno dell’istituto. Ci sono 20 studenti iscritti alla primaria e 20 alle medie, mentre per il prossimo anno scolastico è prevista l’attivazione del biennio dell’istituto nautico e alberghiero. Nel complesso la situazione rimane tuttavia pesante, caratterizzata dal sovraffollamento, che pesa su tutti coloro che vivono il carcere: detenuti, polizia penitenziaria, educatori, personale sanitario e altri operatori», precisa Baldin.

«Nel carcere maschile di Venezia, il sovraffollamento è tra i più elevati a livello regionale: supera infatti il 158%, con 251 detenuti dove la capienza massima è di 159 posti. Numeri che pesano ancora di più in una realtà come Venezia, dove tutto è più complicato a partire dai trasferimenti. Ed è paradossale che il sovraffollamento di Santa Maria Maggiore sia superiore sia alla media nazionale, pari al 130%, che a quella regionale, schizzata quest’anno al 137%. A complicare ulteriormente le cose è l’alto tasso di ricambio, con 50 nuovi arrivi in media al mese. Troppi detenuti, per troppo poco personale. La polizia penitenziaria è fortemente sotto organico: dei 174 agenti previsti, ce ne sono soltanto 146. Ma soltanto sulla carta, perché una ventina di questi sono assegnati alla polizia navale, all’esterno dell’istituto. Gli educatori sono 4, quindi uno ogni 63 detenuti. In un carcere dove il 66% dei detenuti è di origine straniera, c’è soltanto un mediatore culturale e da febbraio manca l’interprete per l’arabo: in queste condizioni, è veramente difficile pensare a una funzione rieducativa della pena», dichiara la consigliera regionale. «La salute mentale rappresenta un’emergenza nell’emergenza. Da poco è attivo un percorso di terapia di gruppo per alcuni detenuti, coordinato da uno psichiatra. Tuttavia, l’Ulss 3 Serenissima garantisce solo uno psicologo per quattro ore a settimana, quando sono già due i suicidi che si contano quest’anno dentro le mura di Santa Maria Maggiore. In Italia sono già 65 i detenuti che, dall’inizio dell’anno, si sono tolti la vita: il 2024 rischia così di segnare un nuovo, macabro record», aggiunge Baldin, citando i dati del dossier di Ristretti Orizzonti, “Morire di Carcere”. «A queste morti vanno aggiunti i 7 suicidi di agenti di polizia penitenziaria», chiosa l’esponente pentastellata.

«Numeri, statistiche, che nascondono volti e storie personali complesse: vite che lo Stato prende in consegna e, purtroppo, dimostra di non saper trattare con dignità. Livelli di sovraffollamento come questi sono semplicemente disumani. Visto dal carcere di Santa Maria Maggiore, il voto di fiducia imposto dal governo sul decreto carceri sembra provenire da una realtà parallela. E appare per quel che è: un provvedimento inutile, che non affronta nessuna delle emergenze delle quali sono stata oggi testimone», conclude Baldin.

Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle), consigliera regionale

Tags : carcereVenezia
erika baldin

The author erika baldin

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